RESTO AL SUD
COS’È RESTO AL SUD?
Resto al Sud è l’incentivo per le imprese che operano nelle regioni del Mezzogiorno e nelle aree del centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e del 2017.
Resto al Sud copre fino al 100% delle spese (50% di contributo a fondo perduto e il 50% di finanziamento bancario agevolato) con un finanziamento massimo di 50.000 euro per ogni richiedente, che può arrivare fino a 200.000 euro nel caso di società composte da quattro soci.
Per le sole imprese esercitate in forma individuale (con un solo soggetto proponente) il massimale di spesa è stato elevato a 60.000 euro.
CHI PUÒ RICHIEDERE LE AGEVOLAZIONI?
Le agevolazioni sono rivolte agli under 56 che al momento della presentazione della domanda:
· sono residenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia o in 116 comuni delle regioni del cratere sismico di Lazio, Marche ed Umbria. La residenza può essere trasferita anche dopo aver presentato la domanda, entro massimo 60 giorni dall’esito positivo della valutazione (120 giorni se si risiede all’estero);
· hanno costituito un’impresa dopo il 21/06/2017;
· stanno per costituire un’impresa (la costituzione deve avvenire entro 60 giorni – o 120 giorni in caso di residenza all’estero – dall’esito positivo dell’istruttoria);
· non sono già titolari di altre attività d’impresa in esercizio alla data del 21/06/2017;
· non hanno ricevuto altre agevolazioni nazionali per l’autoimprenditorialità nell’ultimo triennio;
· non hanno un lavoro a tempo indeterminato e si impegnano a non averlo per tutta la durata del finanziamento;
· siano liberi professionisti che non risultano titolari di partita iva movimentata nei 12 mesi antecedenti la presentazione della domanda (solo per il comparto delle attività libero professionali, in forma societaria o individuale), per lo svolgimento di un’attività analoga a quella proposta (ovvero con codice Ateco non identico fino alla terza cifra di classificazione delle attività economiche).
QUALI SONO I SETTORI AMMESSI AL CONTRIBUTO?
Sono ammesse al contributo a fondo perduto le attività nei settori:
· dell’industria;
· dell’artigianato;
· della trasformazione dei prodotti agricoli e pesca;
· della fornitura di servizi all’imprese e alle persone;
· del turismo;
· libero professionali.
QUALI ATTIVITÀ SONO ESCLUSE DALLE AGEVOLAZIONI?
Sono escluse dal finanziamento le attività agricole, il commercio, ad eccezione della vendita dei beni prodotti nell’attività di impresa, l’amministrazione pubblica e la difesa, l’assicurazione sociale obbligatoria, le attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico, organizzazioni ed organismi ed extraterritoriali. L’elenco dettagliato delle attività non ammissibili è contenuto nell’Allegato n. 1 della Circolare n. 33 del 22/12/2017.
Rammentiamo che a seguito dell’estensione dell’incentivo Resto al Sud al comparto delle attività libero professionali, sono state ricomprese tra le attività ammissibili le attività professionali, scientifiche e tecniche (lettera M del codice Ateco).
Le agevolazioni poi non coprono le seguenti spese:
· beni acquisiti con il sistema della locazione finanziaria, del leasing e del leaseback;
· beni e servizi di proprietà di uno o più soci del beneficiario nel caso di soci persone fisiche, anche dei relativi coniugi ovvero di parenti o affini dei soci stessi entro il terzo grado;
· investimenti di mera sostituzione di impianti, macchinari e attrezzature;
· il cosiddetto “contratto chiavi in mano”;
· commesse interne;
· macchinari, impianti e attrezzature usati;
· spese notarili, imposte, tasse;
· acquisto di automezzi, tranne quelli strettamente necessari al ciclo di produzione o destinati al trasporto in conservazione condizionata dei prodotti;
· progettazione, consulenze ed erogazione delle retribuzioni ai dipendenti delle imprese individuali e delle società, nonché agli organi di gestione e di controllo delle società stesse;
· scorte, tasse e imposte;
· acquisto di beni di importo unitario inferiore a 500 euro, ad eccezione delle spese afferenti al capitale circolante.
Per quanto concerne quest’ultimo punto, precisiamo che detto valore minimo si riferisce non al singolo bene, ma alla fornitura di beni riconducibili ad uno stesso fornitore ed alla medesima tipologia di spesa.
Ad esempio, per un’attività di somministrazione di alimenti e bevande il programma di spesa può prevedere un totale di 800 euro, suddiviso tra 250 euro di piatti, 200 euro di bicchieri e 350 euro di posate. Per conseguire il riconoscimento delle spese, poi, sarà necessario acquisire un’unica fattura o in alternativa un ordine di acquisto che le riconduca alla medesima fornitura.
caria e catastale di bollo per l’acquisto di beni immobili ricadenti nel territorio regionale connessi allo svolgimento dell’attività